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I Colori Della Musica Elettronica

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title Boards of Canada: I Colori Della Musica Elettronica
author Beppe Recchia
publication Blow Up
date 2002/03
issue No.46
pages pp.24-27



Text

Boards of Canada: I Colori Della Musica Elettronica

"Nello spazio nessuno può sentirvi urlare, il che non è più tanto necessario ora che gli scienziati hanno scoperto che l'universo è una varietà di turchese. Ricercatori americani hanno rivelato che il colore medio, ovvero quello che si otterrebbe se tutta la luce visibile si mescolasse, è una tonalità verdognola compresa tra l'acquamarina ed il turchese. L'universo ha già attraversato il suo periodo blu, dominato da stelle giovani e attraversa attualmente la sua fase verde, che corrisponde sostanzialmente alla sua mezza età. Nella sua fase finale sarà il rosso a dominare."

(Jeevan Vasagar, And the colour of the universe is ... , venerdì 11 gennaio 2002, The Guardian)


E' con questa notizia che qualche giorno dopo la Warp decide di annunciare l'imminente pubblicazione di Geogaddi, nuovo album dei Boards of Canada. L'operazione, nel più classico stile dell'etichetta di Sheffield, fa scattare nei più attenti all'iconografia del duo scozzese almeno un paio di considerazioni: la prima è che tenendo conto dell'abbondante uso del turchese nelle copertine e nei titoli dei BoC, la notizia sembra quasi perfettamente artefatta; la seconda, più inquietante, è che, se si guarda la copertina di Geogaddi - dei bambini che fanno il girotondo intorno ad un albero in una scala cromatica che varia dal giallo al rosso - viene da chiedersi se questo non sia il loro album definitivo. Ed allora, prima che sia troppo tardi, raccontiamo la loro storia.


'Our friends and families hear all the music we write, and that's all that matters really.'


Il periodo blu


Mike Sandison (nato il 14 luglio1971) e Marcus Eoin (nato il 27 maggio 1973) si conoscono sin da bambini, quando, attraverso numerosi cambi di residenza delle rispettive famiglie, dal nord dell'Inghilterra sino allo stato dell'Alberta in Canada e ritorno, cominciano a suonare diversi strumenti e a mostrare una spiccata passione per i sintetizzatori ed i campionatori. I loro primi esperimenti fanno da commento a progetti visivi, documentari girati in modo casalingo con un super-8. E' proprio in omaggio al National Film Board of Canada, i cui filmati vengono avidamente consumati dai due e dal loro ristretto gruppo di amici, che l'originaria formazione prende il nome: è il 1986 e Marcus suona il basso, ma ciò che verrà negli anni successivi viene in un certo modo già anticipato dall'intreccio degli strumenti con i suoni emessi dai personal computers e con quelli catturati dalla radio e dalla televisione.

L'alone di mistero che avvolge l'attività dei primissimi BoC è spesso e denso: si dice che abbiano cambiato formazione quattordici volte, che abbiano costituito una vera e propria eccezione - difficile stupirsi, dato che un'affascinante anomalia lo sono ancora oggi - nel circuito live scozzese, dovendo conciliare le loro influenze che spaziavano da Cocteau twins a Front 242. con la necessità di dover far da supporto ad una serie quasi infinita di cover bands dedite al glam-rock, e che per evitare l'onta abbiano cominciato a mettere su autonomamente degli happenings all'aperto, dove accolti da enormi falò si presenziava a installazioni cinematografico-musicali in cui vecchi temi televisivi o filastrocche di infantile memoria venivano torturati da ritmi elettronici incalzanti o rivoltati con sovraincisioni di messaggi in backwards.

Quel che è certo è che nel 1989 i Boards of Canada sono ormai ridotti ad un nucleo essenziale di tre elementi - Mike, Marcus ed un certo Chris -, che decide di creare il proprio studio di registrazione, dal nome di Hexagon sun, nelle Pentland Hills nel nord-est della Scozia (l'aperta campagna che circonda Edinburgo). Per un lungo periodo registrano una messe di e.p. e di album per l'autofinanziata Music70, ma nessuno dei quali supera i ristretti confini del circolo familiare e delle amicizie; ricorda Mike, "Abbiamo fatto musica sin dai tempi della scuola negli anni '80 e nessuno l'ascolterà mai. I nostri amici e le nostre famiglie sono gli unici ad ascoltare tutto ciò che scriviamo e questo è ciò che davvero importa. C'è da rimanere senza parole per quanto materiale abbiamo su nastro."


'"Music Has The Right To Children" is a statement of our intention to affect the audience using sound.'


La fase turchese


Non proprio tutto rimane ignoto: nel 1996, Twoism, l'ennesimo lavoro a tiratura limitata finisce negli uffici dell'etichetta di Manchester Skam e le sue melodie malinconiche rette da partiture elettroniche asciutte e lente convincono Sean Booth degli Autechre a chiamare nella stessa giornata Marcus e Mike - che nel frattempo sono rimasti un duo.

Ciò che vien fuori da questo incontro è Hi-scores, un e.p. che in realtà è più un mini (sei tracce per circa trenta minuti) che mostra compiutamente l'estetica BoC: una scrittura semplice e allo stesso efficace che mescola hìp-hop sottile a rimandi della prima ondata elettro (Nlogax), ma su cui sovrasta una immensa capacità melodica che li pone una spanna sopra il mucchio. Che il gruppo sia già maturo è testimoniato dalla presenza del futuro classico Turquoise hexagon sun (poi ripreso nell'album di debutto) e della lunga e finale Everything you do is a balloon, che dà la sensazione di trasvolare l'oceano a cavallo di un pallone aerostatico.

Difficile trovare una categoria o un'etichetta; troppo agitate le acque più profonde dei brani per essere ambient, ma anche troppo morbidi e onirici per essere techno. Anche per questo i BoC diventano 'proprietà bollente' ed il loro 1997 è caratterizzato da un'attività frenetica: partecipazioni ad una serie di e.p. a tiratura limitata - non si superano le 200 copie - edita congiuntamente con il nome MASK dalla Skam e dalla tedesca Musik Aus Strom (per la quale incidono tanto sotto il nome BoC quanto sotto l'alter ego Hell lnterface), l'immancabile manipolo di remix, e molti concerti con Autechre, Plaid e Seefel, e finanche l'apparizione al festival di Phoenix in estate.

Nel febbraio 1998, dopo alcuni mesi di voci insistenti, la Warp conferma di aver messo i Boards of Canada sotto contratto. Così, dopo la pubblicazione di una tiratura rigorosamente limitata su 7" del brano Aquarius, nell'aprile arriva finalmente Music has the right to children. Qualunque iperbole abbiate letto al riguardo, è pienamente giustificata: Music è tanto in termini di qualità assoluta, quanto per capacità di influenzare i movimenti della scena elettronica - mi correggo, della scena e basta; pensate ai Radiohead - uno dei dischi fondamentali del decennio trascorso.

Marcus e Mike rifiniscono gli spunti originali presenti in Hi-scores e mettono a punto una lunga opera di sessantatrè minuti che attraversa le balbuzie sincopate e un po' sinistre di Telephasic workshop, le trasmissioni lunari di Sixtyten, i gorghi ripetitivi di Rue the whirl, alternandosi ad abbozzi sonori che difficilmente superano il minuto e che spesso devono essere annoverati tra le cose migliori del disco. Su questi ultimi, in particolare, Mike sottolinea come "stiamo cercando di comporre in maniera orizzontale, quando è così scontato scrivere aggiungendo e togliendo cose che poi ritornano. Comprendiamo perfettamente il principio per cui se inserisci qualcosa di affascinante in un brano una volta sola costringerai chi ascolta a far partire di nuovo il disco per poterlo riascoltare. E' come quel passaggio di Strawberry fields dove c'è una vocina che dice 'I buried Paul' ed è così nascosta, eppure percepibile, che ti chiedi se l'hai immaginata o se è solo sulla tua copia del disco".

Qualcuno la chiamerà stregoneria, ma rifinendo la propria arte, il duo sembra essere diventato quasi superfluo alla sua epifania: è come se le macchine si animassero e comunicassero senza tramite umano. E' questa forse la ragione per cui Music has the right è così impersonale - niente foto, e neppure le immagini dei bambini in copertina hanno definite sembianze - e personale insieme, perché è l'ascoltatore a decifrarlo e caricarlo di contenuti, grazie alla complicità di frammenti vocali o brevi messaggi. La rivendicazione del diritto all'immaginazione (il reato di cui la censura potrebbe accusare i BoC, come suggerito nella chiusura di One important thought) viene immediatamente recepito dalla stampa specializzata, che dopo avergli giustamente tributato quasi ovunque il titolo di disco del mese e poi dell'anno, nel caso dell'inglese NME, lo inserisce anche nell'elenco dei 25 dischi psichedelici di tutti i tempi (per la cronaca, il primo è Tomorrow never knows dei Beatles).


Epilogo: verso la fase rossa


E poi? Come si fa a dare il seguito a uno dei dischi più acclamati di sempre? Il rischio è quello di avvolgersi su se stessi e finire come i My bloody valentine, ancora alla ricerca del suono perfetto senza che una sola nota abbia visto la luce negli ultimi dieci anni. E' quello che evidentemente devono aver passato anche i nostri se cor rispondono al vero le voci che li hanno dati in studio di registrazione sin dall'estate del 1998 per un fatidico secondo album prima annunciato per l'inizio del 1999 e poi a cadenza costante rinviato a data indefinita.

Le uscite si sono fatte sempre più rarefatte: prima la pubblicazione della Peel session registrata per il programma di Radio One nel giugno 1998 e giudicata dallo stesso Peel come 'eccellente', ma che in realtà poco aggiunge alla conoscenza del duo scozzese, se non la possibilità di recuperare una Happy cycling altrimenti destinata al mercato dei collezionisti (e a brano di chiusura della versione americana di Music has the right to children), poi il contributo agli album per i 10 anni della Warp. Infine, più di un anno fa un nuovo e.p., In a beautiful piace out in the country, che piuttosto che soddisfare gli appetiti ha finito per alimentarli a dismisura, rappresentando il momento più caldo dell'intera discografia. I frammenti vocali si fanno quasi canto nella title-track ed aggiungono una nuova dimensione al contrasto ritmica/melodia del passato; i brani si allungano e sembrano poter durare all'infinito, come un sogno celestiale e visionario (Zoetrope, Kid for today).

Non conosco nessuno che non abbia ascoltato l'e.p. almeno quattro volte di fila appena acquistato, ipnotizzato da quella che Mike chiama 'il potere emotivo della melodia'. E di ipnosi e magia ha parlato anche chi è riuscito a vederli trionfare all'edizione 2001 dell' All Tomorrow's parties, dove ad aggiungere mistero c'erano lunghi drappi neri calati sulla strumentazione del palco. Pochi fortunati, quelli. Ma ora, se state leggendo questo articolo, ascoltando Geogaddi, come io sto facendo, fortunati anche noi. The wait is over.


Discografia


Hi-scores (SKA008, SKAM 1996)

Music has the right to children (WARP55, WARP 1998)

Peel session (WAP114, Warp 1999)

lnabeautifulplaceoutinthecountry (WAP144, WARP 2000)

Geogaddi (WARP101, WARP 2002)


Le dichiarazioni di Mike Sandison sono tratte da un'intervista rilasciata al sito www.xlr8r.com


L'intervista


Era il caso che anche i diretti interessati dicessero al loro; e così, con un breve e veloce scambio di posta elettronica, queste le opinioni e le rivelazioni dei due Boards of Canada.


L'uscita di Geogaddi è stata più volte annunciata e altrettante volte rinviata. Perfezionismo o pressione?
Mike: Direi che è tutta colpa del nostro essere perfezionisti, visto che in questi anni abbiamo registrato una quantità enorme di tracce per fermarci solo quando il disco ci è sembrato che suonasse finalmente compiuto. Non ci piace lavorare con delle scadenze, pensiamo che sia deleterio per la nostra musica; così siamo andati avanti fino a quando non ci siamo sentiti appagati dai risultati. Le uniche pressioni sono venute da noi stessi: quando siamo concentrati sul lavoro, ci riesce difficile immaginare persino che qualcun altro, oltre noi, possa ascoltare le cose che stiamo registrando.


Music has the right to children ha avuto come effetto collaterale la nascita di una nuova moda: l'elettronica organica. Che ne pensate?
Marcus: E' tutt'altro che un dato negativo, credo, se serve a trasmettere l'idea che si possa fare un uso sporco ed irregolare dell'elettronica, o per creare musica che non sia semplicemente destinata a far ballare. Riceviamo moltissima musica da nuovi artisti e ci piace ascoltare tutto, alcune di queste cose sono a dir poco grandiose. Ma è anche vero che ormai si comincia a scegliere questa direzione forse più preoccupati di ottenere una innocua imitazione di suoni alla moda, che per privilegiare le melodie. Anzi, direi che la gran parte di queste produzioni è proprio carente quanto a melodia, che per noi rimane l'elemento più importante da ricercare.


Che dischi avete ascoltato durante la lavorazione di Geogaddi?
Mike: Negli ultimi due anni ci siamo appassionati soprattutto all'hip-hop melodico e superintelligente dei Clouddead e dei gruppi Anticon. Dose One è un amico e si parla spesso di fare un disco insieme. Abbiamo anche ascoltato molto materiale di etichette come Western Vinyl e Temporary Residence Limited, specializzate in gruppi con un suono di chitarra minimale e poetico, penso a Sonna, Tarentel, Bonny Billy. E poi c'è un gruppo assolutamente incredibile, si chiamano Aspera, e sembrano una rock band psichedelica degli anni '60 trasportata negli anni '80. A parte questi, abbiamo rispolverato dischi più vecchi, come quelli di Joni Mitchell e Scott Walter, purchè si trattasse sempre di musica minimale, psichedelica, con delle chitarre un po' sognanti.


Nei vostri dischi non mancano mai riferimenti all'infanzia e alla natura. Possiamo definirla come una intima nostalgia o come il desiderio di recuperare una innocenza perduta?
Mike: Credo che, come adulti, percepiamo di aver per sempre perso quello stupore tipicamente infantile, che cerchiamo di ritrovare anche se solo temporaneamente nella nostra musica. L'infanzia è uno spazio transitorio ed effimero della vita di ognuno: anche i tuoi fratelli o le tue sorelle li conoscerai da molto più tempo come adulti che come bambini; perciò è come se quei bambini che conoscevi fossero andati perduti da qualche parte e sostituiti con esseri adulti. Cerchiamo di creare della musica che anche per poco riesca a sintonizzarsi con il luogo dove quei bambini sono andati a finire e ne riusciamo a captare debolmente i loro suoni, disturbati dalle interferenze.


I vostri brani riescono a funzionare a molteplici livelli di ascolto. Come vengono costruiti?
Marcus: Di solito è la melodia a venire prima, e a questa poi aggiungiamo una struttura ritmica, anche se a volte il procedimento è stato inverso. In ogni caso, il passaggio successivo è quello di 'immaginare' i dettagli del brano e quindi di nasconderli e confonderli nella musica.


Sono insistenti le voci per cui usereste messaggi subliminali. Solo voci o credete nella possibilità di manovrare le menti di chi vi ascolta?
Marcus: Se sei nella posizione in cui i tuoi dischi finiscono nelle mani di migliaia di persone che li ascolteranno ripetutamente, a un certo punti ti viene da pensare 'Cosa potremmo fare con questo brano? Potremmo sperimentare con quest'altro ... '. Allora, abbiamo provato ad aggiungere elementi che fossero altro rispetto alla musica. Alcune volte abbiamo incluso voci per verificare se facessero scattare delle associazioni di idee, e altre volte abbiamo anche progettato la struttura di alcuni brani secondo regole che non fossero consciamente riconoscibili. Su Geogaddi, ad esempio, The Devil ls In The Details ha un riff che ripropone in musica un'equazione. Magari non significherà molto per nessuno, ma trovo che sia interessante anche solo il fatto di provarci.


Allora ammettete che una vostra arma segreta è l'uso dei numeri di Fibonacci.
Mike: No, ci capita di farlo di tanto in tanto. La serie Fibonacci, utilizzata da altri artisti in passato per raggiungere il bello in pittura o in architettura, è solo una delle equazioni che abbiamo impiegato per scrivere melodie, anche perchè ricorre assai spesso in natura, dalle foglie di felce ai gusci delle lumache. Ma nonostante che alcune melodie siano basate su principi matematici ed equazioni, assai più spesso il nostro modo di comporre è tradizionale e prende spunto dalla nostra immaginazione.
Il finale di Music has the right to children insinuava che ci fosse qualcosa sul disco passibile di censura. Di che si trattava?
Marcus: Era solo un modo divertente di affermare qualcosa di serio sulla censura. Ci piace sperimentare e vedere sino a che punto si possano mimetizzare voci e messaggi così che sarebbe molto difficile per gli eventuali censori dimostrare le loro tesi. La libertà di espressione è un argomento che ci sta molto a cuore.


Geogaddi reca accanto al marchio Warp quello di Music70, che è anche la vostra casa di produzione cinematografica. li disco avrà dunque un accompagnamento video?
Mike: C'è la possibilità che un paio di brani, magari in una versione diversa da quella in cui compaiono nel disco, diventino l'ossatura di un cortometraggio. Ma stiamo attualmente lavorando anche su altri progetti visivi. Vedremo.



A lato (p.26)


I Boards Of Canada sono un altro esempio di quella confluenza stilistica che ha portato l'elettronica degli anni '90 ben oltre i confini del dancefloor ... ... ma non si tratta di musica dance che ha cercato un mezzo espressivo per allargare il bacino d'utenza oltre gli amanti della pista. Le radici dei Boards Of Canada appaiono subito più intellettuali e sofisticate rispetto a quelle dei gruppi house e techno che dominano i club di inizio decennio. L'etichetta che pubblica il loro esordio su album è la Warp: inevitabilmente il primo riferimento obbligato è proprio lo stile tipico della label, quella famosa intelligent techno (un neologismo piuttosto infelice, in definitiva) che agli inizi del decennio ha marcato in modo decisivo l'elettronica inglese e lascerà ai posteri opere memorabili di Black Dog, LFO e Nightmares On Wax, per citare solo i nomi più famosi. La Warp nella seconda metà degli anni '90 non è però più all'avanguardia come nel precedente lustre. I suoi nomi di punta non hanno avuto un ricambio sufficiente e perfino fuoriclasse come gli Autechre (per molti versi il riferimento più evidente per i BOC) cominciano ad avere qualche difficoltà a rinnovarsi. La label di Sheffield comincia allora proprio con i Boards Of Canada quel percorso di revisione stilistica 'che la porterà, nel 2001, a farle addirittura incide're gli esordi di Vincent Gallo o di Prefuse 73. E qui arriva il punto sulla musica dei Boards Of Canada. Non si tratta più di sola techno, cosa che non sembra così evidente di primo acchito, ma che costituirà l'importanza futura di "Music Has The Right To Children". Le radici e le sonorità sono elettroniche, questo sì, ma emerge in qualche modo un contesto più aperto, dove il suono sembra espandersi nello spazio - e non nel tempo circolare scandito dall'iteratività ritmica. Più che un groove, c'è una dimensione dilatata e a più ampio respiro che non è talvolta dissimile da quella messa in atto da molti gruppi di area post rock; tant'è vero che anche il pubblico normalmente più interessato all'indie rock che non a proposte dance finisce col ravvedere in quella musica elementi di interesse. Succede che l'elettronica viene messa al servizio di un concetto che si evolve diversamente rispetto alle musiche di matrice essenzialmente ritmica. Finora nella musica elettronica il beat è stato fondamentale, anche quando l'approccio è di ristrutturarlo in funzione di obiettivi che vanno al di là del dancefloor: vedi il caso del trip hop, che rallenta e rende esplicitamente musicale l'asciuttezza e il minimalismo dell'hip hop. I Boards Of Canada, al contrario, iniziano ad utilizzare tecniche e modalità sonore che sono normalmente appannaggio della musica di campionatori e sequencer per creare atmosfere astratte, spaziali, quasi surreali - e non per forza strutturate attorno al ritmo, che per quanto sia complesso e articolato non è mai il conduttore principale della musica, al contrario ricca di tastiere sognanti, suggestioni melodiche, atmosfere sospese. Quindi elettronica sì, ma senz'altro più quella che lega il kraut rock alla ambient di fine anni '80, che nori quella della generazione house. "Music Has The Right To Children" è un disco imperfetto, ancora in sospeso tra una continuità con la techno dei primi '90 e la sua successiva evoluzione; ma rimane di grandissima importanza nell'elettronica di fine millennio, quasi confrontabile con quella avuta da "Moon Safari" degli Air, anch'esso del '98. In dischi come quello ci sono le radici del suono che definimmo qualche mese or sono easytronica: l'evoluzione del nuovo downtempo, sempre più slegata dalle imposizioni ritmiche dell'hip hop, forte melodicamente, ricca di atmosfere psichedeliche e di grande suggestione. Per i Boards Of Canada, è tempo di confermarsi un gruppo adulto dell'elettronica del nuovo secolo. Bizarre


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