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title
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Generazione-Laptop: Boards of Canada
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author
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Rossano Lo Mele
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publication
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Rumore
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date
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2002/03
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issue
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122
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pages
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48-50
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Original Text
Generazione-Laptop: Boards of Canada was an interview (in Italian) by Rossano Lo Mele originally published March 2002 in Rumore magazine Number 122 pp. 48-50.
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Generazione-Laptop: Boards of Canada
Elusivi e restii a qualsiasi forma di promozione, riaffiorano i Boards Of Canada. Ossia Mike Sandison e Marcus Eoin. Il loro debutto di qualche anno fa ('98) - Music Has the Right to Children - è semplicemente una delle più belle cose accadute alla musica negli ultimi anni: qualcuno lo considera il pioniere di tutta la cosiddetta chili-out "intelligente". Altri - nientemeno - un disco psichedelico. Sia come sia, subito dopo: remix, un ep e l'album Geogaddi - più volte rinviato - finalmente fuori. La presentazione ufficiale tenutasi a Londra hanno preferito disertarla, mandando in loro vece un video. Che sembra un po' come quando gli Aerosmith o chi per loro vincono un qualche grammy per qualche contest di MTV e invece di andarlo a ritirare mandano un filmato dove ringraziano Dio e i fan. La voglia d'invisibilità ormai ce la siamo tolta. Quella di sentire i dischi del duo non ancora: dal Canada al nord della Scozia. Dopo lunghe indagini, ecco infine l'intervista.
Meno di sessant'anni in due, la leggenda vuole che i Boards Of Canada abbiano iniziato a produrre musica insieme già da piccolissimi: dalla fine degli anni '70, cioè!? Possibile?
Mike: Sì, abbiamo cominciato a registrare e suonare la nostra musica da bambini, ma per la verità la prima versione della band è stata formata nel 1983. All'epoca usavamo solo dei sintetizzatori: i sequencer erano davvero rari e carissimi. Anzi, a dirla tutta, non sapevamo neanche cosa fosse un sequencer. Quindi, come è accaduto per molti, abbiamo cominciato proprio da una drum machine. Tutti i cambiamenti che ci sono stati all'interno della musica elettronica negli ultimi due decenni sono perciò legati agli sviluppi della tecnologia necessaria proprio per fare musica. Una volta la gente era limitata dalla tecnologia, per cui doveva adeguarsi tirando fuori ciò che poteva da quel poco che aveva. Adesso chiunque può registrare ciò che vuole, le possibilità sono infinite, il che significa che molti produttori sono diventati pigri.
Non che voi siate degli stakanovisti, del resto ...
Marcus: Subito dopo il primo album abbiano fatto un sacco di remix e ricambiato parecchi favori a una serie di amici e musicisti. Il che ci ha portato via molto tempo. Quindi abbiamo deciso di fermarci coi remix. In contemporanea abbiamo apportato una serie di modifiche al nostro studio: perciò la verità è che abbiamo lavorato sodo per due anni registrando tanto di quel materiale da avere già pronti numerosi album.
Già, lo studio: ma dove lavorano i Boards Of Canada?
Mike: Si tratta di un piccolo studio con un caminetto aperto e pareti di vetro. Tutto, anche il soffitto, è pieno di strumenti e strani congegni per registrare.
E che tipo di aggeggi usate?
Marcus: Il nostro equipaggiamento è composto di apparecchi pieni di vecchie valvole. Un sintetizzatore che usiamo molto è un synth personalizzato risalente al 1971. Si chiama Chrome Larynx e fu costruito da un amico di mio padre che faceva il tecnico in ospedale. Era diviso in cinque sezioni che servivano per modellare meglio le vocali a, e, i, o, u all'interno dei suoni che il paziente aveva creato. Chiunque usa il proprio equipaggiamento in maniera diversa, quindi noi potremmo utilizzare uno strumento che già altri hanno, ma forse lo manipoliamo in modo unico. Comunque non usiamo laptop per comporre musica.
Cosa vi distanzia dai terroristi del portatile?
Mike: Be', la melodia è sempre stata il fulcro di tutta la nostra musica, sin da quando eravamo teenager. Credo riguardi la volontà di creare qualcosa di eterno. Voglio dire: siamo tuttora innamorati degli artisti che hanno composto melodie senza tempo negli anni '60 e '70, e non riesco proprio a immaginare qualcuno nel futuro che - col desiderio di documentarsi sui giorni nostri - decidesse di tenere per buono quello stile di elettronica glitch e beat-only che c'è in giro adesso. In fondo si tratta solo di un passaggio transitorio dovuto alla moda.
Problemi anche con l'elettronica "che si balla"?
Marcus: Credo si tratti di un'arma a doppio taglio. Il tipo di tecnologia che c'è in giro ora dovrebbe significare che le persone dovrebbero essere in grado di creare musica davvero bizzarra. Qualcuno lo sta facendo, ma in realtà avverto che un sacco di produttori dance cercano solo di assomigliarsi, anche solo per arrivare a esibirsi in un club o qualcosa del genere. Certo non posso giudicare tutta la musica, perché sono troppo impegnato per seguire tutto quello che esce: quindi mi sarò senz'altro perso un bel po' di ottima dance. So che vorreste che vi dicessi proprio questo, ma siamo di nuovo al punto di prima: la cosa che più di disturba è la mancanza di melodia. Quasi tutto quello che circola è solo musica basata sul ritmo programmato, perché la maggior parte dei produttori non è in grado di maneggiare una semplice tastiera midi. Quindi cosa fanno? Usano solo timbri di batteria a caso messi in serie, sènza nessuna melodia. Una musica del genere non può fornirmi nessuna ispirazione: credo che l'hip hop e l'R&B siano stati molto più avventurosi negli ultimi anni.
Da dove prendete l'ispirazione, allora?
Marcus: Sento forti connessioni con quei musicisti che sono anche produttori. Dove la tessitura ritmica e la produzione sono già da soli metà del processo creativo. Specialmente le persone che capiscono che l'imperfezione è sovente più bella e seducente della musica 'corretta ed educata'. Kevin Shields dei My Bloody Valentine, RZA del Wu Tang, Clouddead e Dose One.
Questo ci porta ai dischi dell'anno ...
Marcus: Molto semplicemente All ls Dream dei Mercury Rev. Penso sia bello, punto. Suona come la colonna sonora di un film incredibile. Piace anche alla mia ragazza.
Mike: Direi l'album dei Clouddead, perché ha delle melodie sorprendenti; e l'intelligenza e la poesia del rap è cento volte più apprezzabile dei testi della maggior parte degli altri autori. Mi è piaciuto anche Sugar & Feather degli Aspera.
Ma, alla fine, chi sono i Boards Of Canada? Cosa significa il nome e il titolo del nuovo Geogaddi?
Mike: Il titolo del disco ha diversi significati e vogliamo che siano gli ascoltatori a scegliere quello che preferiscono.
Marcus: Il nome del gruppo è invece un tributo al National Film Board Of Canada che ha fatto centinaia di documentari e film d'animazione che guardavamo quando eravamo piccoli. Ora viviamo sulle colline subito fuori Edinburgo. Passiamo tutto il giorno a scrivere musica e quando non componiamo cerchiamo di stare lontani dallo studio il più possibile, così passiamo il tempo fuori.
E la notte?
Mike: È da un po' di anni che non facciamo più i dj. Ci divertivamo di più quando nei club c'era ancora una certa innocenza, la volontà di celebrare e apprezzare la buona musica. Non frequentiamo più i club perché oggi sono tutti uguali. Preferiamo andare ai concerti. E quando ci viene voglia di mettere su dei dischi lo facciamo per conto nostro, in privato, al limite a qualche party.
Allora è vero che siete anche voi invisibili: con tutta questa strategia di non mettere in circolazione copie promozionali del disco ...
Mike: L'abbiamo fatto per due ragioni. 1) Non vogliamo che venga detto alle persone che devono comprare il nostro disco, ma preferiamo che lo scoprano per conto loro e facendo le loro scelte. 2) Il nostro precedente ep è stato immesso in rete due mesi prima dell'uscita proprio da un giornalista che aveva ricevuto una copia promo.
Ma dopo vent'anni circa di musica, cosa vi tiene ancora legati: siete riusciti a suonare la musica che davvero volevate o state ancora aspettando il vostro capolavoro?
Mike: Credo che la cosa: più bella del sentire musica sia quella di sperare di incontrare qualcosa di inedito, mai sentito prima. Come una melodia completamente nuova o una strana tessitura ritmica. Vale lo stesso per la composizione: cercare di fare qualcosa di originale e sorprendente, ma anche bello e affascinante.
Marcus: Da bambino, quando suonavo il piano, mi resi conto che mi divertivo molto di più a suonare le mie melodie che quelle che mi dava il professore come compiti. E dove vivevo io non c'era molto da fare, quindi dovevi crearti da solo i tuoi divertimenti. In effetti non credo che abbiamo ancora registrato quello che immaginavamo esattamente, ma ci siamo vicini. Stiamo sempre lavorando attorno al nostro elusivo capolavoro.
Eppure in molti, nel definire già il vostro esordio come un caposaldo, gli appiccicarono l'etichetta di album psichedelico ...
Mike: Ci piace l'arte psichedelica, ma non unita alla cultura hippie. Per noi psichedelica è quella strana esperienza scientifica che uno può avere ascoltando musica strana o l'assumere sostanze che alterino o danneggino la capacità del cervello di elaborare informazioni. In ogni caso è la possibilità di riconoscere qualcosa di divertente nella sua frivolezza e peculiarità, ma in qualche modo legata all'ordine e alla matematica. Gli esseri umani hanno avuto di queste esperienze per migliaia di anni, non è solo un fenomeno inventato dagli emarginati degli anni '60.
A proposito di umanità ed evoluzione: di recente il pianista Brad Mehldau ha attaccato sequencer e campionatori perché responsabili, a sua detta - tramite l'iterazione infinita del medesimo frammento sonoro - di distorcere l'idea di mortalità propria dell'uomo ...
Marcus: Sono d'accordo sì e no. I computer, senza un essere umano al controllo, sono inutili. Se qualcuno riesce a usarli per creare forme d'arte uniche e speciali, allora è una grande cosa. Si tratta di un nuovo aggeggio per fare un vecchio mestiere, cioè comporre musica. Viceversa, criticare l'uso del computer per fare musica è un po' come l'uomo delle caverne che dipinge con le dita che rimprovera a Leonardo Da Vinci di usare il pennello e il cavalletto.
E dove saranno i Boards Of Canada tra dieci anni?
Mike: Ghiacciati in abiti spaziali color argento, su un'arca, mentre cercano di sfuggire al pianeta terra ormai morente.
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Scans
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