|
|
Line 3: |
Line 3: |
| |title=L'Assenza Di Domani | | |title=L'Assenza Di Domani |
| |author=Damir Ivic | | |author=Damir Ivic |
− | |date=2013-07-01 | + | |date=July 1st, 2013 |
| |publication=Il Mucchio | | |publication=Il Mucchio |
| |issue=Jul + Aug 2013 | | |issue=Jul + Aug 2013 |
Latest revision as of 15:48, 16 December 2022
title
|
L'Assenza Di Domani
|
author
|
Damir Ivic
|
publication
|
Il Mucchio
|
date
|
July 1st, 2013
|
issue
|
Jul + Aug 2013
|
pages
|
|
"L'Assenza Di Domani" is a 2013 interview in Italian by Damir Ivic. It originally appeared in Il Mucchio magazine Jul + Aug 2013.
Original Text[edit]
This is an original text copied verbatim from the original source. Do not edit this text to correct errors or misspellings. Aside from added wikilinks, this text is exactly as it originally appeared.
Da un lato è bello il mistero. Un mistero fatto di assenze, di interviste rarissime ed esibizioni live ancora più rare. Dall’altro, qualche anno fa, ci era capitato di passare quasi un intero pomeriggio con Marcus e Mike Sandison, scoprendo due persone cordiali e gradevolissime.
Stavolta l’unico modo per raggiungerli è la mail. Ma traspaiono lo stesso attitudini, idee, modi di fare e di ragionare; e una linearità di pensiero che veramente si fa beffe delle inutili complicazioni o delle fastidiose superficialità di tutto ciò che è (troppo) contemporaneo.
Si parla molto e soprattutto del loro ultimo lavoro appena uscito, Tomorrow's Harvest, perché gli spunti decisamente non mancano.
Insomma, direi che la faccenda del “Cosa diavolo avete fatto in tutti questi anni passati dall’ultimo disco?” sarà ormai diventato un tormentone insopportabile. Ovvio, la tentazione di farvi anche io questa domanda non posso non averla, però fatemi chiedere: ma invece, cos’è che in tutti questi anni avreste voluto fare e non siete riusciti a fare?
"MARCUS: Mmmmh. Dormire, direi."
All’epoca dell’uscita di
Campfire Headphase ci incontrammo: sì, sono uno di quei pallosissimi tipi che fa quella pallosissima supposta professione dello scrivere di musica. Per l’uscita di quell’album lì, accettaste infatti - cosa più unica che rara per voi - di fare delle interviste faccia a faccia, non solo via mail. Intuisco che vi abbiamo divertito ed entusiasmato tantissimo, se ora siete tornati alla policy del solo-via-mail...
"MARCUS: Ahah, no dai, non è questo. È che molto semplicemente scegliendo la modalità via mail non siamo obbligati a passare giorni e giorni ascoltandoci ripetere sempre gli stessi concetti."
Una cosa che invece vi diverte sempre tanto è snobbare le offerte che vi arrivano, immagino in quantità copiosa, per esibirbi dal vivo.
"MIKE: Vero, di offerte ne arrivano parecchie. Soprattutto da parte dei festival. Però ecco, diciamo che se decidessimo di esibirci dal vivo vorremmo che fosse qualcosa di veramente speciale. Se proprio decidessimo di farlo. In effetti ti confessiamo che ultimamente abbiamo ripreso a pensarla come un’ipotesi fattibile, sì, e abbiamo iniziato a lavorarci sopra."
Se vi guardate indietro, ci sono degli elementi di
Campfire Headphase che oggi non vi soddisfano più? Ve lo chiedo perché mi pare che
Tomorrow's Harvest sia una decisa svolta, come atmosfere e come scelta dei suoni, rispetto al suo predecessore.
"MARCUS: In verità ogni volta che lavoriamo ad un disco nuovo tendiamo a far sì che venga fuori diverso, come suoni ed atmosfere, rispetto a quello precedente... o almeno questo è quello che proviamo a fare. È una scelta ben precisa. Vogliamo comunque dare un’idea di cambiamento, vogliamo far sentire con chiarezza che si tratta di un nuovo capitolo. Detto questo, ancora oggi credo che dentro
Campfire Headphase ci siano delle tracce riuscitissime, fra le cose migliori che abbiamo mai fatto. Fare un disco nuovo diverso da quello precedente non significa disconoscere il predecessore, no?"
Allora, prendiamo una traccia da ‘
Tomorrow's Harvest come
White Cyclosa: c’è veramente tanto di Carpenter, è davvero - come dire? - paranaoia urbana retrofuturistica (...ok, ok, scusateci, noi giornalisti musicali siamo brutte persone e parliamo tutti un po’ così).
A sentire pezzi così, il claim che potrebbe riassumere l’album potrebbe essere “Il mondo è impazzito!”. Ma la malinconia che permea la gran parte del disco invece farebbe optare per un più mesto “Il mondo si è intristito”. Ha senso? Quale dei due claim possibili è meno scemo ed insensato?
"MIKE: In realtà credo che potrebbero proprio andare bene tutt’e due. Ma se devo
dirti un buon modo per descrivere la nostra musica, un modo tra l’altro sempre valido di qualsiasi album si tratti, ti direi una cosa tipo: “Musica da ascoltare in cuffia che ti permette di estraniarti per un attimo dal mondo e quindi di osservarlo sotto una luce diversa”. Non so, rende un po’ l’idea? Tornando poi nello specifico a
Tomorrow's Harvest, da un lato è vero che c’è anche un sottotesto politico in questo disco; dall’altro tuttavia non siamo mai stati interessati a quel tipo di retorica piuttosto teatrale e chiassosa che un artista tende sempre a mettere nei suoi lavori quando vuole permearli di significati e messaggi politici. Noi abbiamo voluto agire in altro modo. Abbiamo lavorato per dare vita ad un’atmosfera cinematica che fosse cupa, tetra."
In tutta onestà, e non sto (solo) parlando di musica: ha senso essere nostalgici? Vivevamo meglio negli anni 90, per dire, rispetto ad oggi?
"MIKE: Il mondo è qualcosa in continua evoluzione, inoltre credo sia molto facile guardare al passato come qualcosa di più bello rispetto al presente... qualsiasi sia il presente che tu stia vivendo. È vero, non te lo nascondo, mi capita più di una volta di avere l’impressione di vivere oggi in un mondo che è più scuro e più complicato rispetto a quello di qualche anno fa. Ma questo credo derivi semplicemente dal fatto che quando sei più giovane non ti curi molto di quello che succede nel mondo, sei tutto focalizzato sulla tua vita, sui tuoi obiettivi. Diventando più vecchi, diventa allora quasi fisiologico farsi più disillusi, più scettici."
Ma voi altri siete ancora beatamente confinati nella campagna, da bravi gentiluomini britannici d’altri tempi?
"MARCUS: Oh sì, lo siamo. Anche se tendiamo a non avere vestiti in tweed e teste di cervo impagliate a decorarci le pareti. "
Tomorrow's Harvest suona in tutto e per tutto come un disco tipicamente
Boards Of Canada, al di là delle differenze che possono esserci tra un vostro album e l’altro. Ok. Ma prima o durante l’averci lavorato sopra, c’è stato qualche ascolto che vi ha in qualche modo influenzato o addirittura indirizzato?
"MIKE: Quando lavoriamo ad un disco, per scelta decidiamo di non ascoltare nessun tipo di musica contemporanea, in giro in quel momento.‘ Il motivo è molto preciso: vogliam evitare che anche inconsapevolmente nelle tracce del disco entrino degli elementi ‘che possano in qualche modo datare la musica; Durante la lavorazione di
Tomorrow's Harvest ti posso dire che abbiamo ascoltato molte colonne cinematografiche anni 70 e anni 80, possibilmente di film piuttosto deprimenti. Come nomi di compositori, potrei fartene molti di italiani: Fabio Frizzi, Stefano Mainetti, Riz Ortolani. Di stranieri, i primi da citare credo siano John Harrison, Mark Isham, Paul Giovanni, Wendy Carlos.
Ma potrebbe avere un suo senso anche mettere in questa lista uno come Michael Nyman."
Stiamo tra l’altro parlando di un disco piuttosto lungo e con molte molte tracce, diciassette. Un disco, poi, senza cadute di tono. Quanto materiale avete scartato, prima di completare la tracklist definitiva?
"MIKE: Non poco. Forse da farci addirittura un altro album o due, anche se si tratta di tutta roba non finalizzata, che ha bisogno di lavoro sopra. Questo per noi è assolutamente normale, sai: stessa cosa è successa con i dischi precedenti. Magari parte di questo materiale inutilizzato troverà modo di vedere la luce prima o poi. Non lo escludiamo."
Non ho resistito alla tentazione di dare un occhio al forum di
We Are The Music Makers, uno dei bastioni dell’IDM e della vostra fan base più intransigente. Uno dei più divertenti commentava acidamente la comparsa su “Rolling Stone” americano di un articolo - peraltro effettivamente scritto in modo pessimo ed idiota - su di voi: “Non avrei mai pensato che i
Boards Of Canada sarebbero diventati così mainstream da poter finire su ‘Rolling Stone’. Un nuovo punto basso, se volete sapere la mia opinione”. Insomma: finire sui media mainstream può farvi del male? E ha senso essere così gelosi della musica e dei gruppi che si amano?
"MARCUS: Mettiamola così: tanto noi non diventeremo mai i Genesis o gli U2 o qualcosa del genere. Mai. Detto questo, posso anche capire lo spirito con cui certe cose vengono scritte o pensate, ma in generale credo che odiare qualcosa solo perché questa stessa cosa è amata da altri è un modo abbastanza insano di affrontare la vita..."
Ok, già che abbiamo sfiorato la galassia fan gelosi&maniaci magari un po’ nerd diamo il via al classicone - per loro - “quale strumentazione avete usato per comporre il disco, quale no e perché”.
"MIKE: Un paio di vecchi synth, che amavamo tantissimo, sono morti durante la registrazione. A quel punto abbiamo optato per ciò che qualsiasi persona dotata di acume, intelletto e ragionevolezza avrebbe fatto: li abbiamo rimpiazzati con dei synth ancora più vecchi e ancora più malmessi. Furbi, vero? In generale, sugli strumenti abbiamo fatto una specifica ricerca su quelli che venivano usati di solito per le colonne sonore dei film anni 80... e diciamo che c’abbiamo dato dentro con l'impegno. C’abbiamo perso la testa, ecco, abbiamo esagerato un filino, diventando forse perfino un po’ troppo maniacali. Al di là di questo, come sequencer abbiamo voluto affidarci solo ad hardware e non a software: non puoi capire che sollievo liberarsi dalla schiavitù delle griglie da seguire su un monitor che ti dicono cosa devi fare e quando lo devi fare."
In definitiva,
Tomorrow's Harvest è un buon disco? E se lo è, perché? Mi rendo conto che sembra una domanda scema. Ma forse non lo è. Forse.
"MARCUS: Una cosa è sicura: è venuto fuori esattamente come volevamo venisse fuori. Se poi questo significa che sia un buon disco o meno, non sta a noi dirlo. Ma abbiamo iniziato a lavorarci sopra avendo bene in testa una direzione, e quella direzione è stata mantenuta e il risultato finale la rispecchia interamente. Questo sì."
Translated text[edit]
On one hand, mystery is fascinating. A mystery made of absences, rare interviews and even rarer live performances.
On the other hand, a few years ago, we happened to spend almost an entire afternoon with Marcus and Mike Sandison, discovering two friendly and very pleasant guys.
This time, however, the only possible way to reach them was by e-mail, but the same attitudes, ideas, ways of doing and thinking shine through, together with a linearity of thought that mocks of unnecessary complications and annoying superficialities of anything that is (too) contemporary.
There is a lot of talk around the band, especially about their latest album, "Tomorrow's Harvest", which surely doesn't lack in sparks and ideas.
So, I guess that the "what the hell you been doing all these years since the last album?" matter has probably become an unbearable torment for you. Of course, I am tempted to pose the question too, but let me ask instead, is there something you would have wanted to do during these years, and did not manage to?
"MARCUS: Hmmmm. Sleeping, I'd say."
We met at the time of
The Campfire Headphase release: yes, I'm one of those boring guys who does that boring so-called profession of writing about music. On the occasion of that album's release, in fact, you accepted - something rare and unique for you – some face-to-face interviews, not only via mail. I assume we journalists did amuse and impress you quite positively, since now you switched back to the strictly-email policy...
"MARCUS: Haha, no, come on, it's not about that. It's simply that thanks to emails we're not forced to to hear ourselves repeating the same things over and over again."
One thing you seem to love is declining offers for live gigs - which I guess are quite a number.
"MIKE: True, we actually do receive a lot of offers. Especially from festivals. But well, let's say that if we would ever decide to do a live performance, we want it to be something really special. If we'd ever decide to do it. In fact I must confess that lately we have started to think of it as a possible hypothesis... yes, we started working on it."
If you look back, is there something from
Campfire Headphase that does not satisfy you anymore today? I ask this because it seems to me that "Tomorrow's Harvest" is a significant step forward from its precedessor, especially concerning moods and sounds.
"MARCUS: Honestly, every time we work on a new album we tend to make it sound differently from the previous one, as for sounds and moods... or at least this is our aim. It is a very precise choice. We still want to suggest an idea of change, we want to hear clearly that it is all about a new chapter. This said, I still believe that
Campfire Headphase contains many good tracks, among the best things we have ever done. Making a new album which sounds different from the previous one doesn't mean disowning the predecessor, right?"
So, let's pick a track from ""
Tomorrow's Harvest"", say
White Cyclosa: there is really much of Carpenter, it really sounds like - how can I say? – urban, retro-futuristic paranonia (... ok, ok, sorry: we music journalists are bad people and we tend to speak like that).
Basing on tracks like that, we could synthesize the album with the line "World has gone mad." But, the subtle melancholy pervading most of the album would instead lead us to something more regretful like "World has saddened". Does this make sense to you? Which of the two lines sounds less stupid and foolish to you?
"MIKE: I actually think that both might be ok. But if you ask me about a good line to describe our music, a line which by the way could fit any of our albums, I'd say something like: "Music to listen to using headphones allowing you to abstract yourself from the world for a moment, then coming back to observe it under a different light". Does it convey the idea? Speaking about "
Tomorrow's Harvest" in particular, on one hand it is true that there is also a political subtext in this record; however, on the other hand we have never been interested in that kind of dramatic and rowdy rhetoric that sometimes artists tend to put in their work, trying to fill it with political meanings and messages. We wanted to act differently. We have worked in order to create a kinematic, dark and gloomy mood."
To be completely honest, not (only) talking about music itself: does it make sense to you, to be nostalgic? Do you feel we lived better, say, in the 90's, than today?
"MIKE: World is constantly changing, also I think it is very easy to think back to the past as something more beautiful than present times... whatever present you're living in. It is true, I won't lie: I often feel living in a world which is darker and more complicated than a few years ago. But I believe this comes simply from the fact that when you're younger you do not care much about what happens in the world, you're all focused on your life, on your goals. The more you get old, the more you become almost physiologically disillusioned and skeptical."
Are you guys still blissfully retired in the countryside, like proper good ole British gentlemen?
"MARCUS: Oh yes, we are. Although we tend not to dress in tweed and to hang stuffed deer heads on the walls."
"
Tomorrow's Harvest" sounds like a typical
Boards Of Canada album, aside from the differences existing among your albums. Is there something you've listened to before or during the studio work, that has somehow influenced or even addressed you towards something specific?
"MIKE: While working on a new album we always deliberately decide not to listen to any kind of contemporary music. The reason is quite clear: we want to prevent elements that could somehow put a datestamp on our music from penetrating the tracks of the album; during the studio work for "
Tomorrow's Harvest" we have listened to many soundtracks from the 70s and the 80s, possibly the more depressing ones. I could name many Italian composers: Fabio Frizzi, Stefano Mainetti, Riz Ortolani. As for foreigners instead, the first ones to mention would be John Harrison, Mark Isham, Paul John, Wendy Carlos. Also Michael Nyman might also be included here."
By the way, we're talking about a rather long album with many, many tracks: seventeen. Also, an album with no "lows". How much material did you leave out before reaching the final tracklist?
"MIKE: Quite much. Perhaps enough to make another album or even two, even if we're talking of raw stuff that still needs much work on. This is absolutely normal for us, you know, the same happened with the previous albums. Maybe part of this unused material will somehow see the light someday. We can't exclude that."
I couldn't help being tempted to take a look at
We Are The Music Makers forum, one of the fortresses of IDM, that also gathers your more intransigent fans. Among the nicer ones, one acidly commented the article about you on the American version of "Rolling Stone" – which by the way, was actually idiotic and poorly written: "I never thought that
Boards Of Canada would become so mainstream to end up on 'Rolling Stone'. A new low in their career, if you ask me.” So, does it bother you to be featured on mainstream media such as that? And: does it makes sense, as a fan, to be so jealous of the music and the bands you love most?
"MARCUS: Let's say that we'll never be like Genesis or U2 or something like that. Never. This said, I can also understand the spirit and the aim with which certain things are written or thought, but I generally believe that hating something just because also other people love it as well is a fairly insane way to deal with life..."
Ok, now that we landed on the ground of "jealous & maniacs & maybe a little nerdy fans", let's start with one of their classics: "what equipment did you use to compose the album, what you did not, and why."
"MIKE: A couple of old synths, that we really loved so much, died during the recording. At that point we opted for what any insightful and smart person would have done: we replaced them with older, even more shabby synths. Smart move, isn't it? Speaking in general, we actually did a deep research on the audio equipments that were commonly used for movie soundtracks during the 80s... and le'ts say we really worked hard on this. We've lost our heads on this matter, perhaps we've exaggerated a bit, maybe we took this a bit too maniacally. But aside from this, for the sequencers we decided to rely only on hardware, withouth softwares: you can't imagine what a relief it was to get rid of all those grids on screen teling you what to do and when to do it."
Finally: is "
Tomorrow's Harvest" a good album? And if yes, why? I admit that sounds like a stupid question. But maybe it is not. Maybe.
"MARCUS: One thing's sure: it sounds exactly as we wanted it to sound. Whether this means that it is a good album or not, we're not supposed to decide it. But we started to work on it with a clear direction, that direction was kept all along the work, and the final result completely reflects it. We can say that."
Highlights[edit]
External Links[edit]
References[edit]